Cinque anni fa. Era un venerdì, proprio come oggi. Ci svegliavamo e il mondo stava cambiando. Ricordo i primi messaggi di due amici medici, Sandro a Codogno e Attilio a Crema. La domenica avevamo programmato il battesimo di Caterina. Lo annullammo. Il martedì, in consiglio regionale, avvicinai il presidente Fontana e l’ex assessore Gallera per dire loro che, dentro l’ospedale di Crema, i messaggi che ricevevamo dai medici erano di forte preoccupazione. Le persone stavano molto male. La sera rientrai da Milano con la febbre. Con mia moglie, più prudente di me, decidemmo per l’isolamento. Fino a sabato restai solo. In quei giorni le prime immagini delle mascherine. Il panico. E i primi morti. Solo il 7 marzo i primi provvedimenti. Poi le restrizioni, l’ospedale da campo e i medici cubani a Crema, la Samaritan’s Purse a Cremona, centinaia di telefonate, il cellulare che ricaricavo tre volte al giorno, il contatto quotidiano con i sindaci, con gli ospedali, con la Regione. E tante, tante segnalazioni.
Il ricordo va a chi non c’è più, alle loro famiglie, a chi ha sofferto. E a tutto il personale socio-sanitario. Degli ospedali, delle Rsa, delle associazioni di soccorso. Li abbiamo chiamati eroi, e poi dimenticati. Anche per loro dobbiamo rafforzare la sanità pubblica. Il prossimo 20 marzo prenderà inizio la discussione in commissione Sanità di Regione Lombardia della nostra proposta di legge per migliorare la sanità pubblica. Per il diritto alla salute. Per non dimenticare.