Matteo Piloni/ Gennaio 13, 2021/ La settimana in Consiglio/ 0 comments

Il recovery plan italiano è stato approvato. O meglio: il piano Next generation Eu Italia. Un piano di investimenti di oltre 220 miliardi di euro che, se si sommano altre risorse europee destinate all’Italia, diventa un piano da più di 300 miliardi.
Dentro le risorse per la decontribuzione del lavoro, soprattutto per i giovani e le donne (13 mld circa). E poi l’istruzione, con le risorse per aumentare gli asili nido, contrastare l’abbandono scolastico e rafforzare l’apprendistato (oltre 28 mld). bene l’aumento delle risorse per la sanità, che arrivano ai 20 miliardi da utilizzare per rafforzare la medicina di territorio e puntare sull’innovazione e la digitalizzazione sanitaria. La fetta maggiore delle risorse del Recovery Plan, circa 70 miliardi, va al macro-settore Rivoluzione verde e della transizione ecologica. Tra alcune questioni la proroga del superbonus per tutto il 2022, la crescita di rinnovabili e idrogeno, la mobilità sostenibilità, la valorizzazione del territorio e della risorsa idrica e l’agricoltura sostenibile. In questo contesto come Lombardia, e come territorio della provincia di Cremona, dovremo puntare molto. Sia sul versante agricolo (mezzi meno inquinanti, risparmio e miglior utilizzo dell’acqua, competitività delle aziende agricole e maggiori prestazioni ambientali) che su quello forestale, con la possibilità di vedere realizzati corridoi verdi ecologici. E poi le risorse idriche, cogliendo l’occasione per un rafforzamento ed efficentamento dei nostri sistemi di distribuzione idrica. Sul versante della mobilità sostenibile guardare alla decarbonizzazione del trasporto pubblico puntando al prolungamento della metro M3 fino a Paullo e alla sostituzione dei mezzi di trasporto su gomma con mezzi elettrici e ad idrogeno. Stessa cosa per le ferrovie, chiedendo anche sulle nostre linee treni ad idrogeno, soprattutto dove non è sostenibile l’elettrificazione della linea (un’ipotesi potrebbe essere ad esempio la linea Parma-Brescia).
Una nota invece negativa. Non ho trovato alcun riferimento al PO e all’idrovia cosiddetta padana. All’interno del capitolo dedicato ai porti e alla logistica, ritengo utile verificare le condizioni per le risorse da destinare alla navigabilità del Po verso l’adriatico. Un’occasione che se non cogliamo adesso, non passerà più.

 

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