Matteo Piloni/ Gennaio 24, 2021/ Comunicati stampa/ 0 comments

Niente da fare. Invece di mettersi seriamente a lavorare, anche dopo il rimpasto di giunta che attesta il fallimento dei mesi precedenti, in Regione continuano a buttarla in polemica. Polemica che, tra l’altro, ai cittadini non interessa e che, anzi, li indigna e li fa arrabbiare. Giustamente.
Il motivo? Negare, negare e negare. Anche di fronte all’evidenza.
È infatti evidente che la Regione abbia corretto (rettificato o aggiornato, cambia poco) i suoi dati lo scorso mercoledì 20 gennaio.
Quei dati precedentemente inviati dalla stessa Regione e che hanno fatto ‘scattare’ la zona rossa.
Quei dati che lo stesso Presidente Fontana aveva in mano quando, l’11 gennaio, anticipava la possibilità della zona rossa e, pochi giorni prima (8 gennaio), rinviava (con una nota stampa prima, e con un’ordinanza poi) l’apertura delle scuole al 25 gennaio.
Dati che sono risultati errati in quanto riportavano un dato di positivi più alto di quelli reali in quanto (pare) in Regione non è mai stato compilato un campo sul foglio della raccolta dei dati.
Individuato l’errore, oltre a risolverlo, non solo sarebbe cosa buona chiedere scusa, ma anche indennizzare quelle migliaia di attività che per una settimana hanno dovuto tenere chiuso. Attività che, giustamente, si stanno organizzando in class action pretendendo chiarezza e il risarcimento dei danni, indirizzando anche e soprattutto a Regione le proprie richieste a cui, dico io, aggiungere la necessità di prevedere misure differenziate tra territori della stessa regione. Richiesta che facciamo da mesi, sostenuta dai sindaci, e sulla quale Ministero e Istituto superiore della sanità hanno aperto ad una valutazione mentre, dalla Regione, non è arrivata alcuna risposta, nonostante sia già una possibilità prevista dai Dcpm.
Per non dire poi delle migliaia di studenti che non hanno potuto frequentare in presenza la scuola (rimasti a casa già prima un’ordinanza regionale, basata su dati errati della stessa regione) e che, da un’eventuale differenziazione territoriale, potrebbero
È da 11 mesi che in Italia si usa questo meccanismo. Possibile che non funzioni solo per la Lombardia?
Ma soprattutto, adesso chi risarcirà il danno economico che supera i 600 milioni di euro?
La Lombardia è la parte più popolosa e produttiva del Paese. Ma lo è per i suoi cittadini, non certo grazie a chi la guida che, anzi, in questi anni l’ha rallentata e, adesso, ulteriormente danneggiata.
Ed è per questo che abbiamo chiesto al Presidente Fontana di venire in consiglio regionale martedì per chiarire quanto accaduto. Ma non a parole (che abbiamo già sentito), bensì con i dati e i numeri. Solo così si dimostra correttezza e chiarezza. Il resto sono chiacchiere e polemiche utili solo a creare altra confusione.
Fin dall’inizio della Pandemia, in Lombardia, non c’è trasparenza sui dati. Una delle prime segnalazione è del 22 aprile dove, appunto, avevo segnalato e chiesto a Regione chiarimenti sulla difformità dei dati che venivano comunicati.
In Lombardia serve quella trasparenza che non c’è mai stata.
E serve potenziare le attività di tracciamento e aumentare il numero dei tamponi, in attesa di poter fare il vaccino.
Questo serve. Alle scuole, agli imprenditori, ai commercianti, alle famiglie. Alle persone. Non le polemiche strumentali che servono solo a creare confusione e a nascondere le responsabilità.
La Lombardia non è questo. La Lombardia è altro. E merita ben altro.
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