Matteo Piloni/ Maggio 29, 2021/ La settimana in Consiglio/ 0 comments

Egr. Direttore,

ho letto le lettere pubblicate sul Vostro settimanale in merito al DDL Zan nelle quali si esprimevano posizioni contrarie motivate dal rischio di vedere ridotta la libertà di espressione, definendola, tra le altre cose, una sorta di “legge bavaglio”.

Di fronte a tali affermazioni, vorrei aggiungere a queste posizioni anche la mia, assolutamente favorevole al DDL Zan, con tre ragioni che proverò di seguito ad esporre.

La prima riguarda l’obiettivo della proposta di legge che è quello di estendere la norma della Legge Mancino ai reati di d’odio e discriminazione verso il sesso, l’orientamento sessuale e le persone con disabilità. Avete presente i fatti di cronaca, purtroppo non pochi, che riguardano donne, persone omosessuali e disabili denigrate, insultate e picchiate? Ecco. La norma vuole intervenire su questi fatti che, purtroppo, accadono. Ne più ne meno.

Il secondo motivo riguarda la libertà di opinione. Uno dei 10 articoli (il numero 4), è dedicato alla salvaguardia della libertà di opinione e di scelta, con l’obiettivo di tutelare la libertà di parola. L’articolo recita “sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonchè le condotte legittimi riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà di scelta, purchè non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. In pratica si garantisce la libertà di opinione (e ci mancherebbe altro), ma questa non deve sconfinare nell’istigazione all’odio e nella violenza.

Il terzo motivo riguarda chi sostiene che questa legge non serve in quanto “le disposizioni per punire comportamenti violenti o discriminatori già esistono”. Affermazione assolutamente vera, tant’è che il DDL Zan non affronta questo tema, bensì quello dell’istigazione, e cioè tratta di chi istiga a commettere tali reati che, spesso, nascono sul web e sui social, anche e soprattutto attraverso parole d’odio che feriscono nel profondo. Ed ecco che in questo contesto entra in gioco il ruolo dell’educazione e della sensibilizzazione, soprattutto nelle scuole. Non certo per “reprimere il dissenso”, ma bensì per evitare che le persone siano vittime di violenza.

 

Matteo Piloni

Consigliere Regionale PD

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