Matteo Piloni/ Aprile 16, 2022/ La settimana in Consiglio/ 0 comments

🔴🔴 ANCHE 10 MESI PER UN’ECOGRAFIA AL SENO. TEMPI D’ATTESA ANCORA TROPPO LUNGHI.
Per eseguire un’ecografia della mammella che andrebbe fatta entro 60 giorni, all’ospedale di Cremona ce ne vogliono 306 e 149 all’ospedale di Oglio Po, almeno secondo quanto rilevato dal flusso del monitoraggio dei tempi di attesa (MTA) per l’esecuzione di mammografie, ecografie e biopsie mammarie nelle strutture cremonesi.
Lo scorso 20 febbraio abbiamo presentato una richiesta di accesso agli atti direttamente all’Asst di Cremona, che ringrazio, per poter analizzare la qualità delle attività di prevenzione e intervento sulle malattie oncologiche femminili nel nostro territorio, anche in seguito alle problematiche e ai dubbi sorti intorno alle modifiche che interessano Area Donna, il reparto d’eccellenza dell’Ospedale di Cremona che riunisce i servizi coinvolti nella diagnosi e cura della patologia mammaria e ginecologica.
Risulta evidente che, nonostante siano terminate le restrizioni dovute al Covid, nel 2022 la situazione è addirittura peggiorata rispetto ai due anni precedenti, almeno per quanto riguarda la diagnosi precoce che si effettua attraverso l’ecografia, mentre gli altri tipi di priorità sono gestiti, com’è doveroso che sia, nei tempi corretti. Per quanto riguarda l’esito delle biopsie, invece, il tempo medio di attesa è di 5 giorni, ma i giorni tra l’esito della biopsia e l’intervento chirurgico arrivano anche a 41, quando non dovrebbero essere più di 20.
Questi dati sono utili per collocare in un contesto più ampio non solo la realtà di Area Donna, per la quale ribadiamo la necessità di dare tutti gli elementi di chiarezza necessari circa i cambiamenti che la coinvolgono, ma le azioni da mettere in campo per accorciare i tempi per le esecuzioni degli esami, in questo caso dedicati alle donne, attraverso un maggiore intervento di prevenzione. Perché uno dei problemi della nostra sanità riguarda soprattutto questo e a questo dovrebbe essere rivolto ogni intervento da parte della giunta regionale, cosa che purtroppo, a quanto pare, non avviene.
Non ci convince per nulla, infatti, la delibera annunciata nei giorni scorsi dall’assessora al Welfare Letizia Moratti, relativa a una sperimentazione di 12 mesi che dovrebbe garantire, in un solo ambulatorio per Asst e solo per alcune prestazioni, l’operatività anche nei giorni festivi o negli orari serali: si tratta di una soluzione parziale e assolutamente insufficiente, che non risolverà la situazione ormai gravissima che spinge la gente nel privato, senza che sia più garantita l’universalità del servizio sanitario. Così concepita, questa delibera è solo fumo negli occhi dei lombardi: innanzitutto, l’apertura straordinaria non riguarda le prime visite che hanno sempre i tempi di attesa più lunghi – spiega il consigliere dem – leggendo tra le righe, poi, si scopre che ogni Asst è tenuta ad applicare l’apertura serale e il sabato in una sola struttura che magari si trova anche a trenta o quaranta chilometri di distanza dal domicilio del cittadino che ne ha bisogno. Per non parlare, poi, del problema del personale che già manca attualmente, figuriamoci in un regime di aperture straordinarie. La medicina di territorio non ha bisogno di propaganda, ma di azioni vere e concrete.
Share this Post

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*